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Indagine sulla diffusione e il valore sociale dello sport tra gli studenti universitari con disabilità

Anno di pubblicazione:

Il CUSI – Centro Universitario Sportivo Italiano – promuove l’attività sportiva nelle università, garantendo l’accesso alla pratica motoria e sportiva a circa 60 mila studenti e componenti del personale universitario. Negli ultimi anni ha realizzato alcune progettualità indirizzate alle persone con disabilità, studenti ma non solo, in occasione dei quali è stata riscontrata una carenza di dati e informazioni riguardo l’accesso alla pratica motoria e sportiva da parte degli studenti universitari disabili.

Ed è proprio sulla base di queste lacune che è nata l’indagine sulla diffusione e il valore sociale dello sport tra gli studenti universitari con disabilità, uno dei 4 progetti di ricerca proposti da Enti di Promozione Sportiva – in questo caso il CUSI – e finanziati da Sport e Salute. Il progetto è stato realizzato da novembre 2020 a novembre 2021 con proroga della chiusura per il solo evento finale realizzato il 22 e 23 gennaio 2022.

La ricerca si è svolta su tutto il territorio nazionale, a partire dai 48 territori dove sono presenti sedi CUS.

QUASI 8 DISABILI SU 10 SONO TOTALMENTE INATTIVI

Secondo il report di ricerca Istat nazionale sulla disabilità in Italia “Conoscere il mondo della disabilità: persone, relazioni e istituzioni” del 2019, l’attività fisica e lo sport possono contribuire notevolmente allo sviluppo delle relazioni sociali, a una diversa percezione di sé e possono avere anche un positivo effetto riabilitativo sulla salute. In considerazione di ciò, la Convenzione Onu esorta i Governi a garantire e favorire le attività sportive, attraverso la promozione nelle scuole della cultura sportiva, l’accesso alle strutture e alle competizioni. Malgrado l’importanza dello sport sia ormai largamente riconosciuta, molto deve essere ancora fatto per accrescere la quota di persone con limitazioni che si dedicano a questa attività.

Facendo riferimento all’indagine ISTAT si osserva che solo il 9,1% delle persone con disabilità in Italia pratica sport, contro il 36,6% relativo al resto della popolazione. Un ulteriore 14,4% delle persone con limitazioni (meno della metà rispetto alle persone senza limitazioni) svolge qualche attività fisica, pur non praticando sport. In conclusione, tra la popolazione italiana che ha una limitazione grave, circa l’80% è in una condizione di sedentarietà contro il 34% circa della popolazione senza limitazioni; significa che, prendendo come riferimento le “Linee guida 2020 su attività fisica e comportamento sedentario”, 8 persone con limitazioni gravi su 10 non raggiungono i 150 minuti di attività moderata alla settimana indicata nel sopracitato documento.

OBIETTIVI SPECIFICI DELLA RICERCA

La ricerca si è svolta nel corso dell’anno 2021 su tutto il territorio nazionale coinvolgendo Università statali, Centri Universitari Sportivi (CUS) della rete CUSI, studenti universitari e altri testimoni privilegiati sul tema.

In particolare, il progetto si è posto e ha risposto ai seguenti obiettivi:

  1. quantificare e qualificare gli studenti universitari disabili che praticano attività motoria e sportiva in Italia a partire dai Centri CUS attivi collegati con le Università statali;
  2. identificare le motivazioni e le barriere all’accesso alla pratica motoria e sportiva per studenti disabili in Italia;
  3. individuare e diffondere buone pratiche relative all’accesso alla pratica motoria e sportiva per studenti disabili;
  4. misurare e rendicontare il valore sociale dell’attività fisica e sportiva, in termini di: benessere fisico, psicologico e sociale; coesione e inclusione sociale; sviluppo di competenze.

Il progetto si è articolato in 4 fasi:

  • Fase I: Conoscenza di base sull’esistente
  • Fase II: Raccolta ed elaborazione dati di contesto
  • Fase III: Ricerca dati qualitativa sul valore dello sport per gli studenti universitari con disabilità
  • Fase IV: Analisi dati e produzione di report finale

STUDENTI UNIVERSITARI CON DISABILITà

La quantificazione degli studenti universitari con disabilità, si è potuta raggiungere, attingendo ai dati disponibili presso l’ufficio Statistica del Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR). Il sistema italiano nell’anno accademico considerato del 2018/2019 è composto complessivamente da 98 Istituzioni universitarie di cui 67 Università statali (11 di queste con ordinamento speciale) e 31 Università non statali private legalmente riconosciute.

Nelle analisi e dati rilevati dalle Università sono stati individuati 83 studenti con disabilità in 19 diverse Università e in tutte le diverse aree disciplinari di studio (con minor prevalenza in area motoria-sportiva), di cui la maggioranza (19%) con disabilità inferiore al 66%. In queste università circa il 70% degli studenti è stato seguito da Tutor per l’attività di studio o sportiva.

Interessanti anche i dati rilevati dai CUS: sul totale di 48 CUS cui è stato inviato il questionario di rilevazione dati, hanno risposto in 38 appartenenti a 15 regioni diverse. Di queste, 10 non avevano studenti con disabilità impegnati in attività motorie e sportive nell’a.a. 2018/2019 considerato per l’indagine. Nell’a.a. 2018/2019 11 CUS hanno realizzato iniziative specifiche rivolte agli studenti universitari sportivi di cui 9 in integrazione con le Università di riferimento. Negli anni successivi le iniziative sono state proposte da 17 CUS e hanno riguardato in modo particolare non più solo attività promozionale o informativa ma anche direttamente attività sportiva finanziata e gestita da CUSI con progettualità mirate.

BARRIERE DI ACCESSO E BUONE PRATICHE

In riferimento alle barriere di accesso alla pratica sportiva, la presenza o l’assenza di determinati fattori ambientali (e personali) permette, sostiene e garantisce l’accesso degli studenti universitari con disabilità alle proposte motorie-sportive. Per quanto riguarda i fattori ambientali, le variabili indicate con maggiore frequenza e come maggiormente influenti sono state:

  • mancanza informazioni sulle possibilità nel territorio;
  • mancanza trasporti;
  • mancanza ausili;
  • strutture non adeguate;
  • ambiente non inclusivi.

In riferimento invece ai fattori personali, le variabili indicate in termini di barriera alla pratica motoria e sportiva sono state:

  • scarsa fiducia nelle proprie abilità;
  • scarsa autostima;
  • paura dell’infortunio;
  • mancanza di motivazione;
  • condizione disabilità specifica.

In merito al tema delle buone pratiche per l’accesso all’attività motoria e sportiva per studenti universitari con disabilità, l’analisi qualitativa dei contenuti emersi dai Focus e dalle interviste svolte con gli studenti universitari con disabilità, ha permesso di individuare alcune buone pratiche che si sono rivelate favorevoli all’interno delle realtà studiate:

  1. Risulta fondamentale la formazione dei tecnici e degli operatori che prendono parte alle attività proposte.
  2. Risulta di fondamentale importanza la collaborazione tra tutti i potenziali interlocutori organizzativi per promuovere costantemente l’accoglienza e la costruzione di percorsi motori e sportivi inclusivi.
  3. La tematica dell’accessibilità è emersa chiaramente più volte, in riferimento principalmente alla disabilità, sia in relazione alle strutture che in relazione alle attrezzature sportive.
  4. Il processo di sviluppo e consolidamento delle autonomie dei destinatari è certamente tra gli obiettivi più importanti che le proposte progettuali possono perseguire, a partire dal raggiungimento delle strutture e dalla loro totale fruizione.
  5. La componente economica si configura come buona pratica nella maniera in cui le attività vengono proposte a carattere gratuito o sotto il pagamento di somme contenute, all'interno delle strutture dell'ateneo e/o all'esterno.
  6. Le attività devono assumere un carattere di continuità durante l’intero anno accademico prevedendo anche proposte sportive invernali/estive.

L’INDAGINE DEL CUSI IN NUMERI

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