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Rapporto BES 2021

Anno di pubblicazione:
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Il rapporto sul Benessere equo e sostenibile (BES) 2021, pubblicato dall’Istat il 21 aprile 2022, non è solo un prodotto editoriale ma una linea di ricerca, un processo che assume come punto di partenza la multidimensionalità del benessere e, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori, descrive l’insieme degli aspetti che concorrono alla qualità della vita dei cittadini. Organizzato in 12 capitoli, corrispondenti alle dimensioni del benessere oggetto di osservazione, la pubblicazione propone anche un capitolo iniziale di sintesi che nel Rapporto 2021 è incentrato sull’analisi del quadro europeo dell’andamento della pandemia, esaminando i suoi effetti in termini di eccesso di mortalità e crisi occupazionale.

DIMINUISCE LA SEDENTARIETÀ DELLA POPOLAZIONE, MA AUMENTA TRA I GIOVANI

Tra gli indicatori della salute, l’indicatore che monitora la sedentarietà sia nel 2020 sia nel 2021 segna un ulteriore miglioramento in linea con il trend registrato negli ultimi anni. Tuttavia, la diminuzione non ha riguardato i giovani di 14-19 per i quali si è assistito ad un aumento significativo della quota di sedentari che è passata dal 18,6% al 20,9%.

Nello specifico, nel 2021 è pari al 32,5% la quota di persone sedentarie (Figura 11 a seguire). Le donne presentano livelli di sedentarietà più elevati rispetto agli uomini (34,6% contro 30,3%), anche se nel tempo il gap di genere è andato riducendosi (era pari a 7,8 punti percentuali nel 2010 e scende a 4,3 punti percentuali nel 2021). Un calo consistente nella proporzione delle persone sedentarie si è, invece, osservato tra la popolazione adulta di 45-59 anni (-3,2 punti percentuali) e tra la popolazione anziana di 75 anni e più (-4,3 punti percentuali).

La sedentarietà, quindi, aumenta al crescere dell’età: riguarda 2 persone su 10 tra gli adolescenti e i giovani fino a 24 anni fino a interessare quasi 7 persone su 10 tra la popolazione di 75 anni e più.

Anche nel 2021, poi, si conferma un forte gradiente territoriale Nord-Mezzogiorno con tassi di sedentarietà che si attestano al 23,2% nelle regioni del Nord è arrivano al 47,2% nelle regioni del Mezzogiorno. Rispetto al 2020, si osserva un significativo decremento nella proporzione delle persone sedentarie in modo trasversale su tutto il territorio, ma in modo più elevato nelle regioni del Mezzogiorno (-2,6 punti percentuali) e nella macro area del Centro (-2,1 punti percentuali).

GIOVANI: PIÙ ATTIVITÀ SALTUARIA E DESTRUTTURATA

Ciò che si è osservato specialmente nel 2021, ma che era in parte emerso anche nel 2020, è stata la diminuzione, specialmente tra i più giovani di 14-24 anni, della pratica sportiva continuativa e parallelamente la crescita della pratica sportiva saltuaria e dell’abitudine a svolgere attività fisica (in luogo dell’attività sportiva strutturata). Queste modalità di pratica sono spesso caratterizzate dal fatto di essere svolte in modo destrutturato e al di fuori delle palestre e dei centri sportivi che, nel periodo pandemico, hanno sperimentato lunghi periodi di chiusura dovute alle restrizioni imposte per il contenimento del virus.

Diminuisce la soddisfazione per il tempo libero

Nel capitolo del rapporto riguardante il benessere soggettivo, tra gli indicatori analizzati vi è quello della soddisfazione per il tempo libero, dal quale si evince che sono stati i bambini, gli adolescenti e i giovanissimi a pagare un altissimo tributo alla pandemia e alle restrizioni imposte dalle misure di contrasto ai contagi. Sono loro a richiedere, oggi e negli anni a venire, la massima attenzione da parte delle politiche, e in tal senso i dati e i corrispondenti indicatori non lasciano dubbi. Le condizioni di benessere psicologico dei ragazzi di 14-19 anni, nel 2021, sono peggiorate. Il punteggio di questa fascia di età (misurato su una scala in centesimi) è sceso a 66,6 per le ragazze (-4,6 punti rispetto al 2020) e 74,1 per i ragazzi (-2,4 punti rispetto al 2020).

Il crollo è trasversale a tutte le età, ma la situazione è particolarmente critica per i giovanissimi, tra i quali la soddisfazione per il tempo libero scende di oltre 20 punti percentuali rispetto al 2020 (-26,1 tra le ragazze), con il 64,5% dei 14-19enni che si dichiara soddisfatto nel 2021. La quota rimane consistente, ma in virtù di questa diminuzione sostanziosa la differenza con i più insoddisfatti (classe di età 45-54 anni) nel 2021 si riduce a 12,8 punti percentuali, a fronte dei 22 punti del 2019.

Nel 2021 il protrarsi delle difficoltà per genitori e figli di condividere gli spazi domestici anche per lavorare e seguire le lezioni, le ridotte possibilità di frequentazione dei compagni di scuola/università dovute all’alternanza della didattica in presenza e a distanza per buona parte dell’anno scolastico/accademico, le limitazioni nella possibilità di praticare attività sportive e ricreative hanno contribuito al peggioramento della soddisfazione con effetti più evidenti tra i giovani.

l’indicatore di partecipazione sociale per determinare gli aspetti della vita quotidiana

Nel 2021, il 14,6% della popolazione di 14 anni e più dichiara di aver svolto attività di partecipazione sociale, partecipando alle attività di associazioni di tipo ricreativo, culturale, civico e sportivo. Già nel 2020 la partecipazione sociale aveva registrato una lieve diminuzione che si è accentuata nel secondo anno di pandemia (era il 22,7% nel 2019).

Analizzando le singole componenti dell’indicatore si nota come, tra il 2019 e il 2021, diminuisca in particolare la partecipazione alle attività di associazioni di tipo sportivo (-4,1 punti percentuali), ricreativo e culturale (-3,6 punti percentuali). Diminuisce anche la partecipazione a riunioni di organizzazioni sindacali, associazioni professionali o di categoria. Tra il 2019 e il 2021, la partecipazione sociale cala sia tra i maschi sia tra le femmine e in tutte le classi di età; in particolare diminuisce di circa 11 punti percentuali nella fascia 14-24 anni e di circa 7-9 punti nella classe 25-64. La diminuzione è trasversale per territorio anche se più marcata nel Nord dove il coinvolgimento era maggiore.

La partecipazione sociale è più elevata tra i giovani di 14-19 anni, si mantiene costante e appena sopra il valore medio fino ai 64 anni (15%-17%), per poi scendere e toccare il valore più basso tra la popolazione di 75 anni e più (4,8%). Emergono inoltre differenze di genere a favore degli uomini, il 17,1% dei quali dichiara di svolgere attività di partecipazione sociale a fronte del 12,3% delle donne. La partecipazione civica e politica, crescente con l’età, raggiunge il massimo nella classe 55- 64 anni (70,0%), per poi diminuire fino al 55,1% degli over 75, anche se gli anziani si mantengono sopra il livello rilevato tra i più giovani (il 52,1% nella fascia 14-19 anni – Figura 10 a seguire)

Divari ancora più ampi emergono al variare del livello di istruzione, dal momento che la partecipazione sociale è più diffusa tra chi ha un titolo di studio elevato: il 28,3% dei laureati, infatti, svolge attività di partecipazione sociale, rispetto al 16,3% dei diplomati e all’8,1% di coloro che possiedono al massimo la licenza media (Figura 11 a seguire).

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