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Affrontare il problema dell'insufficiente attività fisica in Europa

Anno di pubblicazione:

Il rapporto intitolato “Step Up! Tackling the Burden of Insufficient Physical Activity in Europe”, pubblicato congiuntamente dall’Ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), evidenzia come l’aumento dell’attività fisica possa prevenire migliaia di decessi prematuri nell’UE e risparmiare miliardi di euro di spesa sanitaria annuale. Infatti, gli ultimi dati affermano che un adulto su tre nell’Unione europea (UE) pratica un livello insufficiente di attività fisica, ovvero non raggiunge i 150 minuti minimi a settimana di attività fisica moderata raccomandati; ciò comporta milioni di casi di malattie non trasmissibili (NCD) che gravano sulla salute delle persone e sulle economie. 

POCO SPORT? COSTA ALLO STATO LO 0,6 % DELLA SPESA SANITARIA

Complessivamente, se i paesi dell’UE affrontassero la sedentarietà dell’intera popolazione risparmierebbero in media lo 0,6% del budget sanitario. Si tratta di quasi 8 miliardi di euro PPP (a parità di potere d’acquisto) all’anno, più della spesa sanitaria annuale di Lituania e Lussemburgo messa insieme

Per l’ultimo rapporto OCSE aumentare i livelli di attività fisica secondo le raccomandazioni dell’OMS significherebbe:

  • migliorare il benessere individuale e la salute della popolazione e restituire 1,7 euro di benefici economici per ogni euro investito; 
  • prevenire più di 10.000 morti premature (persone di età compresa tra 30 e 70 anni) all’anno;
  • aumentare l’aspettativa di vita delle persone insufficientemente attive di 7,5 mesi e della popolazione totale di quasi 2 mesi (ad es. in Italia con 150 minuti a settimana di attività fisica l’aspettativa di vita aumenterebbe di 2,3 mesi; con 300 minuti aumenterebbe di 4,1 mesi; per un totale di 6,4 mesi).

Viene confermata la tendenza descritta nell’ultimo Eurobarometro 2022   quando il 45% degli intervistati dichiarava di non praticare mai sport (il 38% lo faceva almeno una volta alla settimana, solo il 6% cinque o più volte alla settimana). I più propensi a fare esercizio o praticare sport almeno una volta alla settimana sono i finlandesi (71% degli intervistati), segue il Lussemburgo (63%), Paesi Bassi (60%) e Danimarca e Svezia (59%). Al contrario, oltre la metà degli intervistati in otto Paesi afferma di non praticare sport, con i livelli più alti in Portogallo (73%), Grecia (68%) e Polonia (65%).

I VANTAGGI DI RENDERE L’UE PIÙ ATTIVA

Secondo la pubblicazione, l’aumento dell’attività fisica ai livelli minimi raccomandati nell’UE eviterebbe 11,5 milioni di nuovi casi di malattie non trasmissibili entro il 2050, inclusi 3,8 milioni di casi di malattie cardiovascolari, 3,5 milioni di casi di depressione, quasi 1 milione di casi di diabete di tipo 2 e più di 400.000 casi di tumori diversi. Raggiungere l’obiettivo di 300 minuti di attività fisica a settimana eviterebbe altri 16 milioni di casi di malattie non trasmissibili. L’infografica che segue riassume proprio questi dati in forma aggregata.

Oggi la Germania, l’Italia e la Francia registrano il carico più elevato di attività fisica insufficiente sulla spesa sanitaria nell’UE. Il risultato è che, in termini assoluti, l’Italia figura al secondo posto per spesa pubblica sanitaria dovuta alla sedentarietà: mentre la Germania infatti spende 2,062 milioni, l’Italia supera l’1,094 della Francia con 1,327 milioni di euro. Se misurata pro capite, poi, la spesa italiana si attesta comunque al di sopra della media europea e dopo Malta, Belgio, Svezia, Germania, Irlanda e Portogallo.

Il rapporto OMS/OCSE stima che l’inattività fisica costerà in spese sanitarie nei prossimi 30 anni 1,3 miliardi all’Italia, 2 miliardi di euro alla Germania e 1 miliardo di euro alla Francia.

Tra le stime per l’Italia vi è una media di 1.368 morti precoci dovute alla sedentarietà; peggio soltanto la Germania con 1.584 decessi e la Francia con 1.387.

Inoltre, sebbene siano ormai note tutte le patologie prevenibili con l’attività fisica regolare, si stima anche il numero di tali patologie prevenibili in UE: al primo posto la depressione con 3,5 milioni di casi, seguita da 2,5 milioni di casi di dolori alla schiena, 2,1 milioni di malattie cardiache ischemiche, 1 milione di ictus, 970 mila casi di diabete, mezzo milione di fibrillazioni atriali, 285 mila casi di demenza e 270 mila casi di tumori colo-rettali.

L’ATTIVITÀ FISICA È DIMINUITA DURANTE COVID-19

Il rapporto OMS/OCSE evidenzia la necessità di un futuro più attivo mentre i paesi stanno riaprendo dopo le restrizioni dovute al COVID-19.

La pandemia di COVID-19, che ha visto molti paesi introdurre restrizioni alla circolazione a livello nazionale, ha avuto un impatto negativo sui livelli di attività fisica nell’UE. Più della metà degli intervistati dell’ultimo sondaggio Eurobarometro ha infatti affermato di aver ridotto il proprio livello di attività fisica, con il 34% che si esercita meno frequentemente e il 18% che si è fermato completamente.

QUALI LE POLITICHE PER INVERTIRE LA ROTTA?

In questo contesto, il rapporto OMS/OCSE propone misure politiche che possano aumentare i livelli di attività fisica e rendere le persone più consapevoli dei suoi benefici per la salute. Sono presenti, infatti, delle sintetiche raccomandazioni in termini di policy accompagnate da esempi e modelli di studio già esercitati in alcuni Stati membri, che incoraggiano a definire e promuovere programmi specifici per l’attività fisico-sportiva (v. figura a seguire): 

  • programmi specifici nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nel sistema sanitario;
  • politiche per aumentare l'accesso agli impianti sportivi;
  • urbanistica, ambiente e politiche dei trasporti;
  • raccolta costante di dati sull’attività fisica (nel rapporto si menziona il Sistema di sorveglianza PASSI dell’Istituto Superiore di Sanità);
  • politiche di comunicazione e informazione.

Le misure proposte sono pienamente in linea con il programma di lavoro europeo dell'OMS 2020-2025, che promuove un’azione congiunta per una salute migliore in tutti i 53 Stati membri della regione europea dell’OMS.

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