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A Torino il seminario “Io vengo dallo sport” dedicato agli studenti e alle studentesse di scienze motorie

Nell’ambito del modulo didattico “Sport e Integrazione” gli studenti e le studentesse hanno partecipato a un momento formativo sulle relazioni fra sport e inclusione e sulla valorizzazione del ruolo educativo dei futuri tecnici e insegnanti di attività motorie.

Torino, 7 marzo 2023 – Il Seminario “Io vengo dallo sport”, organizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino – Centro Servizi SUISM, è stato l’occasione per introdurre il modulo didattico “Sport e Integrazione” degli insegnamenti rispettivamente di Psicologia, Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Educazione motoria e dell’Attività Adattata LM67, e di Psicopedagogia, Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport LM68, e riservato agli studenti e alle studentesse di tali corsi di Laurea.

Attraverso l’incontro - organizzato dalle professoresse Emanuela Rabaglietti, Cristina Mosso e Maria Caire e moderato dall’ex nuotatrice Cristina Chiuso - che si è svolto alla presenza di rappresentanti dell’Università di Torino, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e di Sport e Salute - gli studenti e le studentesse hanno potuto conoscere i temi che verranno affrontati durante il corso, iniziando così un percorso di riflessione che riguarderà il ruolo dello sport come veicolo di inclusione e innovazione sociale.

In particolare, le testimonianze di Josè Reynaldo Bencome de Leon, velocista delle Fiamme Gialle, di Daisy Oyemwenosa Osakue, lanciatrice delle Fiamme Gialle, accompagnata dalla sua allenatrice Maria Marello, di Great Nnachi, saltatrice con l’asta del Battaglio CUS Torino Atletica, presente con il suo allenatore Luciano Gemello e di Simone Loria, ex calciatore di serie A e allenatore di calcio giovanile, hanno contribuito a sottolineare l’importanza dell’allenatore come figura cruciale nella gestione dei gruppi multi-culturali e nella valorizzazione dello sport come terreno di incontro, dialogo, confronto e contrasto alle discriminazioni.

Secondo Josè Reynaldo Bencome de Leon “Lo sport è tra i più potenti strumenti d’integrazione che abbiamo a disposizione, poiché riesce a mettere in comunicazione persone di diversa provenienza, lingua ed etnia attraverso una passione comune. Le differenze esistono, a volte sono dettagli, io ad esempio appena arrivato a Cuneo ho trovato un metro di neve e la scuola dopo due giorni mi ha portato a sciare! Per me è stato un trauma, dai trenta gradi delle spiagge caraibiche alla neve indossando cose a me sconosciute come gli sci. Vengo da una famiglia sportiva, mio padre praticava baseball, mia madre pallavolo io ne ho provati tanti, anche il calcio, e poi ho conosciuto l’atletica, ma ciò che mi ha fatto innamorare di questa disciplina all’inizio non è stato il gesto sportivo, ma l’ambiente, perché mi sono sentito subito a casa. Ci vuole passione e tanta forza di volontà nel perseguire i propri sogni, ma io ci credo e mi alleno ogni giorno per provare a realizzarli. Ho avuto tre allenatori, il primo mi ha cresciuto e non mi ha mai abbandonato, guidandomi nelle scelte cercando di far emergere il mio talento e per me è stato come un padre, ma tutti mi hanno dato qualcosa di unico e il meglio di se stessi aiutandomi a diventare uomo.”

Per Daisy Oyemwenosa Osakue, che era accompagnata dalla sua allenatrice Maria Marello, ha affermato: “Sport ed Integrazione sono temi che ho sempre considerato connessi, per via della mia vita personale e anche per i contenuti etici dello sport. E’ vero fino ai 18 anni non ho potuto rappresentare l’Italia, ma io sono italiana perché sono nata a Torino e cresciuta qui e mia madre mi cucina le lasagne e la bagnacauda. Non mi sono mai sentita straniera, ho scoperto di non essere italiana per casi fortuiti, come ad esempio quando da ragazzini esisteva un pass che ti consentiva di fare tante cose gratuitamente e io non lo avevo e per fare le cose insieme ai miei amici dovevo pagare. Forse non poter vestire la Maglia Azzurra da subito mi ha fatto crescere con meno pressioni, mi ha tutelato facendomi capire che l’atleta era ciò che volevo fare davvero e andare in nazionale è diventato così un mio obiettivo. Ho viaggiato tanto per capire il valore aggiunto di avere genitori stranieri, ho la fortuna di portare dentro di me mondi diversi e questi ingredienti sono una ricchezza. Sono cresciuta in un’ambiente familiare severo per questo ho avuto empre rispetto della figura dell’allenatore, una persona adulta che dedica tanto tempo a me. La mia allenatrice Maria è il mio faro, che mi indica la strada; ci sono momenti in cui non hai voglia di fare nulla, hai il morale a terra ma devi avere sempre una visione a lungo termine e l’allenore diventa la tua guida ed è grazie a lei, a Maria Marello, se oggi sono dove sono”.

Maria Marello, ha così commentato le parole di Daisy: Allenare Daisy che è un atleta di livello, per un allenatore comporta esigenze particolari, ci sono problematiche che si affrontano giorno per giorno come le situazioni emotive. Io faccio allenamenti che definisco - non sense -  perché dobbiamo sempre essere adattabili e riuscire a far fare le cose anche nei momenti non facili e con lei mi diverto molto. Prima di allenare sono stata un’atleta. Se mi chiedete cosa è cambiato nello sport in termini di integrazione vi posso dire che a volte ci sono difficoltà, ma lo sport integra e include. Talvolta possono esserci  frasi dette male, ma credo che – se succede – derivi più dall’invidia per le prestazioni sportive che da vera discriminazione. Ciò che deve essere il nostro compito è di far capire a tutto il contesto sociale che siamo tutti un’unica cosa e più si allargherà il concetto di non vedere differenze, più sarà facile applicare il concetto di inclusione a tutto tondo.” 

E’ quindi intervenuta Great Nnachi, presente con il suo allenatore Luciano Gemello. Great ha visto non convalidati i suoi record perché quando li ha ottenuti non aveva 18 anni e non era cittadina italiana e ha commentato così: “I record vengono da sé, l’importante è divertirsi. Io punto al massimo, punto al record del mondo poi se non lo faccio mi diverto a provarci. Fortunatamente siamo riusciti a cambiare il regolamento e ho dovuto rifare il record affinché fosse convalidato ma ora ce l’ho. L’11 marzo disputerò la mia prima gara in Maglia Azzurra;  ieri mi è arrivato il kit e mi sono emozionata anche se ho tanta paura di non riuscire a fare il mio meglio, però provo a non pensarci e a divertirmi. Chi è per me Luciano, il mio allenatore? A 6 anni è mancato mio padre e lui è diventato il mio punto di riferimento, è estroverso e io ero molto introversa e ora anche grazie a lui mi sto sbloccando, è bello finalmente avere un padre”.

Luciano Gemello è intervenuto affermando: “Quando credi che una cosa non sia giusta devi mettere tutto te stesso per cambiarla. Siamo riusciti a far sì che il regolamento cambiasse anche se abbiamo dovuto rifare la gara e rifare il record per farcelo convalidare, ma ne è valsa la pena. Great ha scoperto in questa occasione di non essere italiana, lei è nata qui, è andata a scuola qui e parla italiano da sempre. E’ la prima volta che alleno un atleta di livello, Great è all’inizio ma insieme ci divertiremo nel provare a raggiungere buoni risultati. Allenare, lo dico agli studenti presenti in aula è ciò che ti permette di mettere a terra ciò che hai studiato, ma lo stimolo che non può mai mancare è la passione”.

Al seminario è interventuo anche Simone Loria che ha raccontato: “Ho avuto la fortuna di far carriera nel calcio, ma ricordo benissimo quando ero ragazzino che la cosa più importante quando giocavo a pallone era la passione. Nel 2013 ho aperto questa scuola per poter regalare al quartiere che tanto mi aveva dato da piccolo, la possibilità ai giovani e alle loro famiglie di fare sport in modo libero, divertendosi come facevo io da piccolo. Per insegnare ai più piccoli ci vuole pazienza, devi aiutarli a tutti i livelli tecnico, comportamentale e di socializzazione.”

Il prof. Giorgio Gilli, dell’Ateneo Torinese ha sottolineato che “il SUISM ha come primo obiettivo il ben-essere e ha da tempo costruito un percorso che ci consente di vivere gli anni nel migliore stato di qualità della vita. La vita si è allunagata ma dai 65 anni in avanti la qualità della vita spesso presenta disabilità. Oltre che con la medicina bisogna fare di tutto per prevenire il deterioramento organico e l’attività sportiva è un forte metodo di prevenzione. Sport è sinonimo di divertimento e farlo con continuità crea il nostro benessere. Sul concetto di integrazione si denuncia un debito culturale e l’attività sportiva è la formula più semplice per l’integrazione che però deve essere bilaterale quindi tradursi in inclusione, per avere tutti i cittadini con le stesse qualifiche, con le stesse libertà di manifestare e di manifestarsi. Bisogna costruire una cultura generalizzata che in modo trasversale costruisca soggetti cultori e promotori del ben-essere e integrazione e inclusione significano anche crescita drel nostro Paese.”

L’incontro è uno degli 11 seminari che verranno realizzati in altrettante università italiane come parte del modulo didattico “Sport e Integrazione” - un intervento promosso nell’ambito del progetto “Sport e integrazione” realizzato da Sport e Salute S.p.A. e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

I prossimi incontri in programma:

  • 21 marzo - Università degli Studi di Parma
  • 30 marzo - Università degli Studi di Napoli

Tutte le informazioni sull’Accordo di Programma, le azioni realizzate e in corso sono disponibili sul sito www.sportesalute.eu/sporteintegrazione.html e sul portale istituzionale www.integrazionemigranti.gov.it.

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