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Un anno di pandemia: gli effetti del Covid-19 sul sistema sportivo italiano

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A più di un anno dall’inizio della pandemia, ancora oggi sono necessarie politiche restrittive per contenere la curva epidemiologica. In questo scenario, anche il mondo dello sport si trova a dover affrontare situazioni sempre più difficili: per questo Sport e Salute ha ritenuto di condurre un’indagine per acquisire uno scenario aggiornato sullo stato di salute delle organizzazioni sportive italiane.

All’interno dell’indagine, si è voluto approfondire l’effetto che il Covid-19 ha avuto sul numero dei collaboratori impiegati e dei praticanti, sulle perdite in bilancio, sulle attività svolte in questo ultimo anno, sulle misure di sostegno ricevute, sulla conoscenza delle misure di contenimento previste per le diverse zone e sulle previsioni delle organizzazioni sportive per il 2021.

Considerando il periodo maggio 2020-febbraio 2021, più della metà delle organizzazioni sono rimaste chiuse; fanno tuttavia eccezione i mesi di giugno e luglio, quando il dato – seppur ancora alto – non ha superato la metà, nonché i mesi di settembre e ottobre, quando invece la chiusura ha interessato solo poco più di 1 attività su 10. L’offerta online purtroppo non è stata capace di tamponare: infatti solo 4 organizzazioni su 10 ne ha erogata una.

LA RIPRESA DELLE ATTIVITÀ IN PRESENZA MESE PER MESE: L’ILLUSIONE DI SETTEMBRE E OTTOBRE 2020

Il protrarsi delle chiusure ha messo a dura prova la sopravvivenza delle organizzazioni sportive, molte delle quali hanno cessato definitivamente la propria attività: secondo i dati aggiornati a marzo 2021, il 6% delle organizzazioni italiane ha chiuso nel corso del 2020, mentre il 2% collega tale evento al 2021. Tra i motivi principali di chiusura vi sono i costi troppo elevati (32%), la mancanza di adeguati aiuti dallo Stato (27%) e la riduzione degli iscritti (23%).

QUASI 1 ORGANIZZAZIONE SU 10 DICHIARA CHE NON RIAPRIRÀ

La pandemia ha inoltre ridotto il volume di attività delle organizzazioni sportive e pertanto il numero di personale coinvolto: se nel periodo pre-pandemia, il 56% delle ASD/SSD ha infatti dichiarato di avere 10 collaboratori o meno, considerando il periodo maggio 2020-febbraio 2021, lo stesso dato è salito e riguarda oggi quasi 3 ASD/SSD su 4. 

Ridotto è anche il numero dei praticanti: secondo il 32% delle organizzazioni intervistate, prima della pandemia, era tra 101 e 250 il numero delle persone che frequentavano mensilmente il centro sportivo, tra iscritti e frequentatori saltuari; tuttavia, nel periodo maggio 2020-febbraio 2021, più di 9 organizzazioni su 10 hanno riscontrato una perdita di utenza e, tra questi, il 40% afferma di aver perso oltre la metà dei propri praticanti. Se guardiamo alle sole organizzazioni operanti al Sud, tuttavia, a ritenere di aver perso più della metà dei propri utenti è il 53% degli operatori.

L’EMORRAGIA DEGLI ISCRITTI IN UN ANNO DI SOSTANZIALE INATTIVITÀ

Situazione negativa anche per i bilanci: quasi la totalità del campione ha riscontrato perdite di ricavi nel 2020 e oltre la metà degli intervistati (il 61%) stima che tale perdita superi il 50%. Tutt’altro che rosee anche le prospettive per il 2021: infatti, quasi l'80% delle ASD/SSD intervistate prevede perdite di ricavi e nel 44% dei casi si stima una perdita, per il 2021, in misura superiore al 50%.

Sulle misure di sostegno, più di 4 organizzazioni su 5 (l’83%) hanno affermato di averle ricevute: si tratta soprattutto di ristori per mancati ricavi (il 42% del campione ne ha beneficiato) e di incentivi a copertura dei costi di locazione (che registra il 28%). Nonostante l'erogazione però, per il 55% degli intervistati, le misure sono state inadeguate e solo il 4% le ha ritenute sufficienti.

MISURE DI SOSTEGNO RICEVUTE: CIRCA 8 BENEFICIARIE SU 10, SOPRATTUTTO CON RISTORI PER MANCATI RICAVI

Sulle misure restrittive invece, i continui cambiamenti hanno inevitabilmente generato incertezza spaccando il campione in due: metà degli intervistati hanno infatti detto di conoscere quali siano le attività sportive consentite nelle zone di diverso colore, mentre l'altra metà si è espressa negativamente.

Sulle prospettive future, e in particolare quelle riguardo la ripresa delle attività sportive, la quasi totalità (98%) delle organizzazioni intervistate e ad oggi operative ha affermato che riaprirà; di queste tuttavia meno di 1 su 3 ha detto che erogherà a pieno regime i propri servizi. Resta inoltre quel 2% del campione che prevede di cessare attività entro l’anno.

Per riprendere a pieno regime le proprie attività, il 47% delle ASD/SSD ha detto di aver bisogno di incentivi per costi di locazione, il 37% gli incentivi per le iscrizioni da parte dei praticanti e il 33% incentivi sia per il reinserimento dei collaboratori sportivi che per i costi delle utenze.

NEL PROSSIMO FUTURO, LA QUASI TOTALITÀ DELLE ATTIVITÀ NON ANCORA CESSATE RIAPRIREBBE CON ALMENO QUALCHE ATTIVITÀ