Sono stati i temi del "bullismo" e del "cyberbullismo" ad essere al centro del dibattito svoltosi al Parco Baden Powell di Potenza.
A promuovere l'appuntamento è stata l'associazione "Il Cielo nella Stanza", nata nel 2014 in seguito al tragico decesso di una giovane potentina vittima di cyberbullismo, su impulso di un gruppo di avvocati poi allargata ad una rete di professionisti volontari che studia e contrasta il bullismo e il cyberbullismo, come anche altre dipendenze o devianze minorili.
Titolo del laboratorio è stato "Bullismo e cyberbullismo: la realtà dentro e fuori la rete" previsto nell'ambito del progetto «Play District Spazi Civici di Comunità - Allena chi sei» promosso dall'associazione Family Volley e finanziato dall'iniziativa "Spazi Civici di Comunità" voluta dal Ministro per lo Sport e i Giovani per il tramite del Dipartimento per le Politiche Giovanili ed il Servizi Civile Universale e da Sport e Salute, per sostenere e finanziare progetti di innovazione sociale centrati sulla pratica sportiva, che prevedano la creazione e il rafforzamento di spazi civici, promuovendo il protagonismo giovanile e grazie a processi di empowerment individuale e collettivo all’interno di una più ampia prospettiva di inclusione sociale.
"L'evento è stato rivolto soprattutto ai genitori, lasciati soli ad affrontare questi problemi - ha detto Nino Cutro, presidente de Il Cielo nella Stanza -. Non vogliamo colpevolizzare nessuno, ma se a 18 anni si hanno determinati comportamenti, il genitore deve chiedersi cosa ha fatto per leggere le avvisaglie. Circa un migliaio di incontri in dieci anni. Abbiamo iniziato con i ragazzi e poi capito che bisogna rivolgersi alle famiglie. Alcuni studenti diventano tutor dei propri coetanei e adesso vorremmo che i genitori facciano la stessa cosa".
"Nel 2017 - ha detto l'avvocato Filomena Iannotta, responsabile della sezione di Senise - il legislatore ha definito il cyberbullismo ma viene perseguito penalmente sotto altra forma, vedi minacce, percosse, stalking. In anonimato seguiamo diversi casi. Quelli presi in tempo, non sfociano in atti di bullismo o cyberbullismo. Altri invece a fatti conclamati, quando purtroppo la famiglia è ignara. Accompagniamo la vittima in percorsi di tutela, soprattutto per evitare atti ripetuti e in termini risarcitori".
"L'isolamento del periodo Covid - ha evidenziato la psicologa Olga Stigliano - e l'uso di social e tecnologia ha aumentato il grado di isolamento dei ragazzi, causando la diminuzione dell'empatia. Lo ritroviamo in ogni intervento che facciamo nelle scuole. Sconcerta che sia diventata la normalità. La famiglia è passata da essere etica a protettiva, maggiormente amorevole nei confronti dei ragazzi, a essere quasi priva di regole".
Conclude il responsabile Sport e Salute di Basilicata, Matteo Trombetta: "I ragazzi abbandonano la pratica per queste cause. Negli spogliatoi magari i problemi escono fuori e il tecnico ha il dovere di aiutare e mettersi in contatto con le famiglie".
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno
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