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A Bologna il seminario “Io vengo dallo sport” ha raccontato ai futuri tecnici l’inclusione attraverso lo sport

Nell’ambito del modulo didattico “Sport e Integrazione” gli studenti hanno partecipato a un momento formativo sulle relazioni fra sport e inclusione e sulla valorizzazione del ruolo educativo dei futuri tecnici e insegnanti di attività motorie.

Il Seminario “Io vengo dallo sport”, organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita (QUIVI) dell’Università di Bologna, è stato l’occasione per introdurre il modulo didattico “Sport e Integrazione”, riservato agli studenti del corso di laurea in Scienze Motorie.

Attraverso l’incontro - moderato dall’ex nuotatrice Cristina Chiuso - che si è svolto alla presenza del prof. Alessandro Bortolotti, Delegato per lo Sport dell’Università di Bologna, del dott. Piero Pagni, Presidente del CUS Bologna, di rappresentanti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e di Sport e Salute - gli studenti hanno potuto conoscere i temi che verranno affrontati durante il corso, iniziando così un percorso di riflessione che riguarderà il ruolo dello sport come veicolo di inclusione e innovazione sociale.

In particolare, le testimonianze di Raphaela Lukudo, velocista dell’Esercito, e di Clara Florimo, vincitrice della seconda edizione del “Premio Mondonico” per tecnici impegnati nel sociale, hanno contribuito a sottolineare l’importanza dell’allenatore come figura cruciale nella gestione dei gruppi multi-culturali e nella valorizzazione dello sport come terreno di incontro, dialogo, confronto e contrasto alle discriminazioni.

Secondo Raphaela Lukudo “Lo sport dà molto oltre alle vittorie, in particolare insegnamenti di vita. Sembra strano ma è così, con lo sport impari il rispetto delle regole e degli altri e tutto quello che apprendi sul campo poi si riflette nella vita reale. Lo sport crea legami, amicizie, apre la mente ad altre idee. Lo sport mi dà tanto e sono grata di poterlo praticare”.

“Nella mia attività di allenatrice di calcio ed educatrice socio-pedagogica sportiva” ha dichiarato Clara Florimo “applico quotidianamente il modello educativo ludico-motorio-sportivo CF Cuore Formazione  (corpo, cuore e mente) che rappresenta una palestra di vita attraverso  cui insegnare i valori e le regole necessarie per crescere l’amore e il rispetto, verso se stessi e verso gli altri, riconoscere e dare espressione alle emozioni, curare la propria salute fisica e mentale, sviluppare l’aggregazione sociale e le abilità di vita Life Skill.”

"All'interno del modulo didattico, gli studenti potranno approfondire il ruolo dello sport come modello di integrazione e vettore di cittadinanza per le popolazioni straniere” hanno sottolineato la prof.ssa Giovanna Russo, ricercatrice del Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell’Università di Bologna, e il prof. Athanasious Pappous, Professore Ordinario del Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita  dell’Università di Bologna. “Poiché le attività sportive permettono il dialogo interculturale senza richiedere la padronanza della lingua del paese di accoglienza, le difficoltà di apprendimento si attenuano ed emergono opportunità di socializzazione. In quest'ottica, si vogliono approfondire i processi che portano alla creazione di programmi d’integrazione destinati a migranti appena arrivati che praticano sport e attività fisiche,come pure comprendere il significato delle azioni e gli effetti che esse producono rispetto ai migranti e alla società di accoglienza."

L’incontro, svoltosi alla presenza di oltre 100 studenti, è uno degli 11 seminari che verranno realizzati in altrettante università italiane come parte del modulo didattico “Sport e Integrazione” - un intervento promosso nell’ambito del progetto “Sport e integrazione” realizzato da Sport e Salute S.p.A. e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

 

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